L’hockey su ghiaccio è uno degli sport più spettacolari ed avvincenti che si possano ammirare nel palcoscenico mondiale. Entusiasma soprattutto per la velocità delle azioni, le manovre rapide, i contatti fisici che mettono alla prova anche il più coriaceo degli atleti. Lo spettatore dinnanzi ad un match sul ghiaccio rimane del tutto infervorato e di certo non ha occasione di annoiarsi.
Ma quali sono le origini di questo sport?
Le prime tracce risalgono al 490 A.C. lo scenario è quello dell’antica e sportiva Atene. Un bassorilievo scoperto molti anni fa riproduce infatti alcuni uomini che spingono una palla con dei bastoni. Altre tracce di un gioco che fapensare all’hockey sono state rilevate in Messico. In tutti e due i casi questo sport veniva praticato su terreno. Questa disciplina varcò l’Europa passando, così sembra, dall’Inghilterra dove prese forma nel 1700 con il nome di “Bandy”, in seguito, si diffuse anche negli altri stati del continente e in particolare in Svizzera e nella penisola scandinava. Oltre oceano e indubbiamente il Canada è la culla dell’hockey. Le sue squadre e quelle degli Stati Uniti, sono nettamente superiori rispetto a quelle degli alti paesi del mondo. In Italia questo sport fece una fugace comparsa a Torino nel 1911 per merito dei soci del circolo Pattinatori della Valentino. Tuttavia, si impose tredici anni più tardi a Milano in occasione dell’apertura del palazzo del ghiaccio, facendo esplodere nel capoluogo lombardo una sorta di hockeymania. Nel corso degli anni poi emersero altre realtà importanti, tra i quali Cortina e Bolzano, che fecero da traino per lo sviluppo di una disciplina ora molto seguita nell’intero arco alpino.
Anche in Val di Fassa parlare di Hockey su ghiaccio potrebbe essere un discorso piuttosto lungo visto che si tratta di uno sport molto amato e del quale la pratica ufficiale inizia nel lontano 1955, con formazioni di paese che davano vita a epici incontri. Ma parlare di Hockey, anzi di Hockey Club Fassa, vuol dire soprattutto parlare di Gianmario Scola. “Gianni” (così lo conoscevano tutti), infatti insieme al senatore Ezio Anesi e ad un altro pugno di generosi folli, rappresenta una di quelle figure che hanno fatto la storia dell’hockey nella valle. Storia che nasce nel 1970 sulle ceneri dell’allora H.C. Canazei. Scola ne diventa il presidente rimanendo al timone della stessa fino al 1988 con due sole interruzioni, la prima nella stagione 1973/74 e poi in quella 1981/82 quando fu costretto a dimettersi in quanto eletto nel Consiglio Federale della F.I.S.G. I risultati sportivi danno subito ragione alla presidenza Scola, che centra immediatamente la prima promozione conquistando l’accesso al serie B. Eppure i problemi non mancano: non esisteva, per esempio, il palazzo del ghiaccio. Si utilizzava una piastra naturale del parco di Canazei, che veniva annaffiata alla sera, sperando che durante la notte la temperatura rigida riuscisse a ghiacciare. In caso contrario le partite casalinghe, così come gli allenamenti, si disputavano ad Alleghe o in Val Gardena. Ma la voglia di hockey era talmente tanta che finalmente nel 1975 iniziarono i lavori di progettazione del palaghiaccio che vedrà la luce soltanto nel 1981. Ma i piani dell’H.C. Fassa diventano ambiziosi: si punta alla serie A, ingaggiando il finlandese Kivela, uno dei più grandi e amati giocatori arrivati in valle. Proveniente dall’Innsbruck, Kivela nel suo primo campionati nel Fassa realizzò ben 107 reti, nonostante un grave infortunio lo avesse tenuto lontano dal ghiaccio per tutta l’ultima parte della stagione. Tra i suoi record di quell’anno anche gli 11 gol messi a segno nella partita contro il Vipiteno. I tempi però non erano ancora maturi per il grande salto. La svolta avviene con l’arrivo di Mustafà Besic. Il campionato 1984/85 è quello della promozione nella massima serie che rimarrà legato soprattutto ai nomi di Scola, Mustafà e del portierone Giorgio Tigliani. Ma la serie A non rappresenta un punto di arrivo, bensì una solida base di partenza. Mattone dopo mattone l’H.C. Fassa si rivela sempre più competitivo arrivando a disputare la finale scudetto nel 1988 contro il Varese di Jim Corsi. Era il Fassa di Delfino, Besic, Manno, Ciarcia, Stopczyk, Stuckey e Rassler, chiocce importantissimi per i tanti prodotti del vivaio.
Nel frattempo, la voglia di hockey e le grandi capacità organizzative degli abitanti della valle erano state premiate con l’organizzazione dei Campionati Mondiali gruppo B del 1987. Un successo che il presidente Scola ha fatto solo in tempo ad assaporare. Infatti tre anni dopo “Gianni” Scola viene stroncato da un male incurabile. La sua scomparsa lascia in vuoto incolmabile nel cuore di tutti costringendo il sodalizio a rivedere il suo organico dirigenziale. Alla presidenza viene chiamato il dottor Vianini con Andrea Wiess general manager, più l’appoggio concreto di un gruppo di imprenditori locali. Intanto la Federazione Internazionale assegna all’Italia l’organizzazione del Mondiale gruppo A del 1994 e assieme a Bolzano e Milano anche la Valle di Fassa viene scelta come una delle sedi per lo svolgimento degli incontri. Ancora una volta le capacità organizzative locali vengono lodate dalla Commissione Internazionale per l’alta professionalità dimostrata nel corso della manifestazione. Le soddisfazioni continuano con la nomina di Vianini a vicepresidenza della FI.S.G. il quale abbandona la poltrona di presidente del Fassa per lasciarla ad un altro imprenditore locale, Luigi Carpano. Alla guida della dirigenza fassana Carpano a sua volta ha continuato con grande impegno il lavoro dei suoi predecessori per ben figurare e tenere alto il nome della società e per continuare a realizzare il sogno di Gianni Scola in quel palaghiaccio che porta il suo nome.