THE INSIDE EDGE – PUNTATA N°1

Per tutti gli amici e appassionati di hockey  e soprattutto dei nostri Fassa Falcons ogni due martedì pubblicheremo sulla nostra pagina ufficiale di Facebook e sul sito (www.fassafalcons.com)  la nuova rubrica dedicata al settore giovanile intitolata “The Inside Edge”.

La rubrica riporterà i risultati del weekend delle Squadre Junior , un intervista ad un allenatore del settore giovanile o ad un giocatore delle categorie junior e qualche curiosità/quiz  relative al mondo Falcons.

Ricordiamo a tutti che giovedì 17 novembre è iniziato il corso di avviamento all’hockey. I prossimi appuntamenti saranno, per la settimana in corso,  giovedì 24 novembre dalle 17.30 alle 18.00 ca. e sabato dalle 14.15 alle 15.00 ca.  (consigliamo di arrivare 15 minuti prima dell’inizio di  modo che ci si possa preparare in tutta tranquillità). Aspettiamo tanti nuovi falchetti!!!

Torniamo ora alla nostra prima intervista fatta, in una fresca mattina di novembre di fronte ad un caffè, all’allenatore dell’ Under 19, Coach Andrea Galeazzi.

A tutti una buona lettura e, come sempre, Forza Falcons!!

 

Ciao Andrea, questo è il tuo dodicesimo anno da allenatore all’Hockey Fassa, raccontaci un po’ la tua esperienza dagli inizi fino ad oggi

A causa di un infortunio al ginocchio ho dovuto lasciare l’hockey giocato all’età di 27 anni poi, per un anno, non sono riuscito a mettere piede in uno stadio del ghiaccio.

Successivamente grazie ad Ivano e Moro (Ivano Cloch e Adriano Rasom n.d.r.) mi sono riavvicinato al mondo dell’hockey e, affiancato da loro due, ho iniziato con i  bambini dell’Under 8.

Da Ivano e Moro  ho potuto imparare tantissime cose, soprattutto dal punto di vista umano, e quindi devo ringraziarli molto per l’aiuto che mi hanno dato e per avermi riportato sul ghiaccio così velocemente.

Dopo l’esperienza con l’Under 8 sono passato alle categorie Under 11 e 12 lavorando assieme a Martino Soracreppa per un anno e, successivamente, ho iniziato il mio lungo percorso assieme a Coach Bega (Iori Ezio, n.d.r), che dura ormai da 7/8 anni. In questo percorso siamo riusciti ad ottenere dei buonissimi risultati, sia sul campo che a livello di team, trasmettendo il vero senso di appartenenza ad un gruppo:  rispetto delle regole, rispetto dei compagni, aiuto reciproco etc..

 Questo è il tuo terzo anno da allenatore dell’Under 18- 19, raccontaci quali sono i vostri obbiettivi a breve termine.

 

“La nostra fortuna è quella di lavorare con questo gruppo da quando i ragazzi avevano 9-10 anni. Adesso ne hanno 17-18 e siamo riusciti, in questi 8 anni, a seguire un processo di apprendimento che li ha portati a una relativa maturità di gioco e una certa consapevolezza nei loro mezzi.

Quest’anno quindi possiamo passare ad un livello successivo e più delicato:  quello degli “special team”; Vogliamo perfezionare il lavoro che viene fatto in Powerplay e Penalty Killing per dar modo ai ragazzi di arrivare pronti in caso di chiamata in prima squadra in Alps Hockey League.

Il campionato è partito bene, stiamo facendo del buon gioco e soprattutto non abbiamo giocatori fuori quota, cosa che invece hanno altre squadre U19. Ho deciso di non fissare degli obbiettivi per evitare di creare false aspettative e pressioni che potrebbero far male al gruppo e abbiamo invece deciso di concentrarci su ogni singola partita per creare del buon gioco e cercare di andare il più possibile avanti nel campionato.”

Negli ultimi anni abbiamo visto tanti ragazzi italiani provare l’esperienza all’estero, non tanto in Nord- America ma prevalentemente in Europa (Svizzera, Germania, Finlandia ecc.). Pensi che questo sia un buon passo verso la crescita dei giovani hockeysti italiani?

“Certamente è una buona cosa! C’è da dire che oltre allo sviluppo dei giocatori c’è stata anche uno sviluppo del mondo degli allenatori, grazie anche al buon intervento della Federazione.

Si sta arrivando a un buon livello che ha sempre meno da invidiare alle altre federazioni dell’Est Europa, anche se c’è ancora moltissimo da imparare soprattutto dal metodo di sviluppo adottato dalle federazioni scandinave.
Tutto sommato credo che le società, pur essendo limitate nei mezzi a disposizione, stiano facendo un ottimo lavoro fino all’U14. Vediamo infatti che molti dei ragazzi che decidono di provare l’ esperienza all’estero, in età tra i 14 ed i 15 anni, si ritrovano a pari livello degli altri coetanei europei. Il problema in Italia è dall’U14 all’U20, “fascia d’età” nella c’è ancora tanto da lavorare per cercare di raggiungere il livello delle altre federazioni.

La nostra società ha attualmente 6 giocatori  di varie annate (comprese fra il 1998 e il 2002) all’estero. Il loro percorso potrà portarli ad ottenere la licenza del paese in cui si trovano e tentare quindi di conquistare un posto in leghe importanti quali LNA-LNB-DEL e riuscire a fare dell’hockey il proprio lavoro. In Svizzera per esempio devono trascorrere 5 anni per ottenere la licenza e poter giocare lì, mentre in Germania il percorso dura 4 anni.”

 QUIZ DELLA SETTIMANA

Per il primo quiz della settimana ecco due domande per i conoscitori dell’hockey giocato e non solo.

 “Qual’era il soprannome di Coach Andrea Galeazzi quando giocava?”

 “Cosa significa ”The Inside Edge?”

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